domenica 30 marzo 2014

Due paesi diversi: Afghanistan e Italia



“[…]Mi hanno chiesto da dove venivo io. Ho detto: Afghanistan. Loro hanno detto: Taleban, taleban. Questo era quello che loro sapevano del mio.”





Si  può  facilmente  supporre  che  oggi  gli  Italiani  ne  sappiano  davvero  poco  dell’ Afghanistan  oltre  il  nome, la  sua  collocazione  geografica, i  suoi  confini, qualche  ricordo  di  una  qualche  invasione  o  che  so  che  una  guerra, immagini  di  donne  rinchiuse  in  un  burqua, etc.. Innanzitutto  la  capitale  è  Kabul; il  paese  è  composto  da  una  cinquantina  di  gruppi  etnici, il  più  importante è  costituito  dai  Pashtun  che  sono  di  origine  iraniana, e  vi si  parlano  una  trentina  di  lingue, le  principali  delle quali sono  il  Dari  e il  Pashto. L’ Afghanistan  è  tra  i  paesi  più  poveri  del  mondo, la coltivazione  più  redditizia  è  quella  del  papavero  da  oppio, le  risorse  sono  poco  sfruttate  e  le  poche  industrie  sono  state  distrutte  dalla  guerra. Inoltre  il  paese  si  trova  in  una  grave  condizione di  guerra  e   instabilità  politica. Una  delle  feste  più  importanti  del  paese  è  il Ramadam,  che  è  il  mese  sacro  del  digiuno  e  proprio  in  questo  periodo  i  musulmani  rispettano  il divieto  di  fumare, di  bere  e  di  mangiare  dall'alba  al  tramonto. Dopo  questa  breve  introduzione  sull’  Afghanistan, vorrei  parlare  delle  diversità  politiche  che  ci  distinguono  da  questo  paese. Per  cominciare, e  spero  lo  sappiate  tutti, l’ Afghanistan  risente  del  regime  dei  talebani  che  ha  preso  il  potere  tra  il  1995  e  il  1998,  con  la  presa  di  Kabul. I  Talebani  hanno instaurato un  governo centralizzato  dove  al  vertice si trova il Consiglio dei ministri. Il  governo  tende  ad  essere  piuttosto  debole  in alcuni settori,  come  ad esempio  la riscossione delle tasse, la gestione del sistema sanitario e la riparazione delle infrastrutture, secondo  la  Sharia, la  legge  islamica. Inoltre,  le  donne  sono  considerate  e  trattate  come  feccia, usate  per  perpetuare  la  specie, soddisfare  i  bisogni  sessuali  degli  uomini  ed  occuparsi  delle  pulizie  domestiche; gli  uomini  hanno  potere  assoluto  su  di  loro  e  queste  sono  prive  di  ogni  diritto  dietro  al  loro  burqa, i  soffocanti  veli  che  le  ricoprono  da  capo  a  piedi; non  possono  neanche  vedere, respirare, parlare, ridere; se  il  rumore  dei loro passi  viene  udito  da  un  uomo, rischiano  di  essere  fustigate  pubblicamente. Insomma, dovremmo  ritenerci  fortunati, perchè il  nostro  governo  non  è  così rigido  e anche  se  qui  si parla  più  di  violenza, c’è  inoltre  da  dire  che  in  Afghanistan  vi  sono  state, e  ci  sono  ancora, innumerevoli  guerre  civili  che, anch’ esse, hanno  contribuito  al  crollo  politico  e  sociale  dell’ intero  stato.
Maran  Beatrice

5 commenti:

  1. Post informativo che ha potuto farmi conoscere qualcosa di più riguardo l'Afghanistan, però secondo me le diversità e le uguaglianza tra Italia e l'Afghanistan andavano approfondite maggiormente. La cosa che mi fa più specie è come vengono trattate le donne: veri e propri oggetti.Le loro condizioni assomigliano a quelle delle donne dell'antichità, dove l'uomo poteva avere più compagne semplicemente per un piacere personale.Ma non dev'essere così,infatti negli ultimi anni sono sorte organizzazioni, anche qua in Italia, per tutelare e difendere le donne, a volte anche con vere e proprie manifestazioni. Questo significa che la loro sottomissione da parte degli uomini non è ancora finita, ma è anche un segno che ci fa capire che sono pronte a ribellarsi e a difendersi, come è giusto che sia.
    Lisa t.

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  2. Post esplicativo su una questione molto importante. Come ha detto Lisa, anche io sono convinta che si potessero approfondire di più le differenze tra l'Italia e l'Afghanistan.
    Il trattamento che subiscono le donne da parte della società e degli uomini è terribile, una vera e propria schiavitù.
    Come ha detto Beatrice, il nostro governo e quello di molti paesi europei, è molto flessibile e consente di fare cose che non sono neanche lontanamente pensabili in paesi come l'Afghanistan.
    Speriamo nella fine di queste continue guerre e ingiustizie, speriamo nel cambiamento della mentalità dei governatori dei popoli orientali e nella parità di diritti di entrambi i sessi, senza discriminazioni.
    Alessandra Golin

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  3. Post molto interessante che mi ha fatto capire quanto sia importante per una donna nascere e vivere in un Paese piuttosto che in un altro. Inoltre ho trovato particolarmente interessante la distinzione tra l'Italia e l'Afghanistan. Tutte le libertà che ha la
    donna italiana, per una donna afghana non sono neanche lontanamente concepibili. Personalmente penso che non sopporterei mai di trovarmi al posto di una povera ragazza afghana, priva di diritti, nascosta sotto un burqa e considerata dalla società un costante oggetto nelle mani dell'uomo.
    Lucia Niorettini

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  4. Il post è molto interessante soprattutto perchè io, personalmente, non conoscevo molto l' Afghanistan.
    Sono rimasta colpita soprattutto da un aspetto di questo paese: il modo in cui vivono le donne. Costrette a vivere sotto il burqa e sottomesse agli uomini, costituiscono l'aspetto di più grande arretratezza dell' Afghanistan, in cui nel 2014 le donne sono ancora prive di libertà e diritti.
    Riguardo il post è interessante anche il confronto che ha fatto Beatrice tra l' Italia e l' Afghanistan che ci fa capire la differenza enorme tra i due paesi, Italia e Afghanistan, pace e violenza.
    Rebecca G. 8

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  5. Questo post mi ha fatto molto riflettere sulle enormi differenze tra Italia e Afghanistan soprattutto sulla questione del trattamento che subiscono le donne in questo paese, distrutto da guerre, carestie e terrorismo. Nascere in questo Paese significa essere marcate a vita: essere sottomesse come degli schiavi, usate solo per riprodursi e per svolgere i compiti domestici. Nel nostro Stato si ragionava in questa maniera moltissimi anni fa e devo ritenermi fortunata ad essere nata in questo paese democratico.
    Giorgia T.

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