martedì 25 marzo 2014

La cosa più vicina a quella che può essere una casa



"Quando siamo arrivati era tardi e l'Ufficio stava chiudendo. Payam ha parlato al posto mio, e quando la signora gli ha spiegato che non avevano posto per me da nessuna parte, in nessuna comunità o altro, e che per una settimana avrei dovuto arrangiarmi, ha chiesto alla signora di attendere un attimo, si è voltato e ha ripetuto ogni parola."

I centri di accoglienza sono un complesso di iniziative organizzate per venire incontro ai bisogni delle persone in difficoltà. L'accoglienza nel centro è limitata al tempo necessario per stabilire l'identità di un individuo e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per provvederne all'allontanamento. Queste strutture salvano le persone dalla strana offrendo loro pasti caldi, un tetto sotto cui dormire e ogni tipo di servizio. Molto spesso, come nel caso di Enaiat, costituiscono una sorta di rifugio. Un posto in cui stare, mangiare, dormire. Un luogo per evitare il rimpatrio e cominciare una nuova vita in un nuovo Paese. In poche parole, la cosa più vicina a quella che può essere considerata una casa. Perchè se sei stanco, stanco di essere sempre in viaggio, secondo le parole di Enaiatollah, l'Ufficio minori stranieri può essere la tua unica speranza. Puoi sperare di essere assegnato ad una comunità in attesa di ottenere un permesso di soggiorno, perchè "l'indecisione non è sana per chi è senza un permesso di soggiorno". Solitamente vediamo questi luoghi molto distanti dalla nostra realtà, nonostante siano ovunque intorno a noi. Vengono spesso affiancati all'immagine dell'immigrato, dello straniero, dell'emarginato dalla società, immagine ricca di pregiudizi, non sapendo però che a volte sono proprio le persone come noi, le persone che avevano un lavoro, una casa, una famiglia, ad essere le più bisognose. E tutto ciò mi porta a pensare anche a quelle persone che dedicano il loro lavoro, la loro vita e la loro carriera aiutando chiunque sia in difficoltà o si ritrovi in mezzo a una strada. Spesso non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo nell'essere cresciuti con un tetto sopra la testa, diamo tutto per scontato, a differenza di quei bambini più sfortunati costretti a vivere per strada. Perchè infondo, tutti sappiamo che per dormire, un letto è più comodo di una panchina, no?

7 commenti:

  1. Purtroppo nel mondo non tutti possono permettersi di tornare a casa dopo il lavoro, dalla propria moglie che prepara la cena e da figli che corrono per la casa. No, perché la vita non è perfetta, anzi per molti lo sarebbe se avessero un tetto, un po' di cibo e una coperta. Basta veramente poco per queste persone cresciute nella miseria. E per venire loro incontro ci sono i centri d'accoglienza che contribuiscono a rendere migliore la vita di moltissimi bisognosi. Le persone che dedicano il proprio lavoro aiutandoli sono proprio degne di ammirazione perché assistere bambini o ragazzi come per esempio in Africa devono essere esperienze che rimangono nel cuore, sia positivamente che negativamente.
    Anna F.

    RispondiElimina
  2. Molto spesso diamo veramente per scontato la fortuna che abbiamo ad abitare in una casa circondati dalle persone che amiamo e che ci vogliono bene a loro volta. Infatti ci sono persone a cui questo sembra il paradiso e non la solita, noiosa monotonia che viviamo tutti i giorni. Noi non ci facciamo molto caso perchè ne siamo abituati e perchè questa ci sembra una realtà lontana dalla nostra, ma se ci guardassimo attorno ci accorgeremmo che le città abbondano di senzatetto, di immigrati che non hanno un posto dove andare a passare la notte e che nelle fredde notti d'inverno sono costretti a dormire sulle panchine dei parchi o tra gli scatoloni, molte volte, lasciandoci le penne mentre noi siamo a casa sotto le coperte al calduccio.

    Rebecca S.

    RispondiElimina
  3. Si, è palese che un letto sia più comodo. Ma si può realmente paragonare un centro di accoglienza ad una casa? Certo, il centro ne possiede le medesime funzioni pratiche: il cibo, l'acqua, un letto..; io ritengo che casa sia altro, un luogo in cui le persone che ami ti accolgono, casa è il calore di un abbraccio, un sorriso dopo una giornata di fatica.
    Sicuramente, come già detto sopra, il centro può essere un punto da cui ricominciare, il punto di partenza per una nuova vita. Ma una vita di solitudine, in cui «casa» è solo un edificio composto da calce e mattoni.
    Marika M.

    RispondiElimina
  4. Quando si pensa ad un centro di accoglienza, ci viene in mente una normale struttura dove viene data la possibilità di dormire in un letto alle persone che sono in difficoltà. Poi però non tutti possono rimanere in Italia o nei paesi dove vengono accolti, perchè non li viene dato il permesso di soggiorno. Quindi un centro di accoglienza, può essere visto come un' occasione di provare a cominciare una nuova vita, ma questa aspirazione può svanire dal momento in cui ti viene comunicato che devi andartene perchè non hai i requisiti per restare lì.
    Lisa t.

    RispondiElimina
  5. "Spesso non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo nell'essere cresciuti con un tetto sopra la testa..."ed è proprio vero.
    Tutto sempre a portata di mano, lo sneck nella dispensa, la connessione Internet, l'acqua fresca nel frigo, l'automobile ce ci porta ovunque etc... ma per troppe persone nel mondo, tutto questo non è neanche lontanamente possibile.
    Per gli stranieri che riescono ad emigrare dal proprio paese, riuscendo così ad andarsene da una realtà scomoda, riescono a trovare un po' di serenità in paesi dove le persecuzioni sono minori e le condizioni di vita migliori.
    Come nel caso di Enaiat, i centri di accoglienza possono essere un nuovo inizio per coloro che desiderano una seconda possibilità dalla vita.
    Alessandra Golin

    RispondiElimina
  6. E' proprio vero: quando si è abituati a vivere in un mondo ricco, dove nulla manca non ci si rende più conto che in un altro posto, quello che a noi sembra ovvio, lì non è così scontato. Cose come un semplice pranzo pronto in tavola a noi sembrano normali ma in alcuni paesi più poveri il pranzo praticamente non esiste.
    Altre cose come avere una casa e abitarci non sono scontate, come dimostra questo post. E quando una casa non c'è, la si può chiedere attraverso Centri di accoglienza di cui si è parlato sopra. Si chiede un alloggio, abbastanza comodo, con le cose più essenziali, ma questa può essere considerata una casa? Secondo me no. E' appunto la cosa più vicina a quella che può essere chiamata "casa".
    E questi semplici esempi ci fanno capire che siamo persone fortunate, con un tetto sulla testa, con un pranzo sulla tavola, con la possibilità di andare a scuola e con ogni forma di benessere, ed è così che, avendo tutto, non ci rendiamo davvero conto di com'è la vita in quei paesi, se così si può chiamare.
    Rebecca G. 8

    RispondiElimina
  7. Il centro di accoglienza dove é stato accolto Enaiatollah per lui era una casa, finalmente tranquillo senza preoccupazioni come nel viaggio vissuto. Lì le persone hanno tutto quello di cui hanno bisogno per vivere: cibo, acqua, un letto e l'istruzione. L'ultima cosa per noi é molto importante soprattutto per fare imparare la lingua di cui il popolo é ospite. In questi centri uomini, donne e bambini svolgono attività insieme. E questo é un aiuto anche per noi che conosciamo la loro cultura, i loro costumi, la loro religione e la loro lingua. Giorgia T.

    RispondiElimina